Marocco

Riscoprire i minuti. E forse anche i secondi. Ecco cosa ho fatto in Marocco.

Ho sempre pensato di avere tanto tempo, così tanto da potermi permettere il lusso di rimandare. Ma alla fine chi rimanda di tempo non ne ha neanche un po’. E di qui l’illuminazione, seppur scontata, di riprendermi il mio “tempo vivo”. Giungi a questa conclusione quando arrivi in un paese che ti lascia respirare, che ti dice “ok, prendi la tua guida e gira gira e gira, ma ricordati che sarai veramente qui quando ti fermerai ad ascoltare il muezzin, a bere del tè alla menta, a mangiare mandorle dolci di fronte al mare”. Il destino aiuta. Aiuta quando ti fa arrivare senza uno straccio di Lonely Planet, quando ti boicotta la rete e non ti fa trovare post del tipo “10 cose da vedere a”, quando ti lancia chiaramente il segnale “vai, fai quello che ti va di fare, goditi ogni singolo istante e torna”. Magari lascia perdere le tombe sadiane di Marrakech e passa ore a capire cosa ci fa in Piazza Jemaa el Fna un uomo con una gallina in testa. Ed è quello che ho fatto. Tante soste, tante panchine, tanto tempo trascorso a capire più che a vedere.

Arriveranno i post un po’ più “seri”, quelli con consigli e itinerari, perché diciamocelo, chi ci legge cerca proprio quelli, magari in aeroporto 10 minuti prima dell’imbarco. Ma in Marocco, tra uno spostamento e l’altro, un Insciallah e l’altro, ho buttato giù un elenco di cose viste, fatte, pensate. Un elenco che mi ha restituito il tempo vivo, scritto per me.

Marrakech – Essaouira – Tiznit – Mirleft – Legzira – Sidi Ifni – Tafraout – Taroudant. Questo il mio itinerario, orientato a sud, tra villaggi berberi polverosi, oasi nascoste e paesi sul mare.

10 giorni di tè alla menta, zuppa marocchina e tajine… tajine di pollo, di manzo, di verdure, insomma, tajine, tajine, tajine. Tra una e l’altra, giusto per variare un po’, cous cous di pollo, manzo e verdure, insomma, cous cous, cous cous, cous cous.

In Marocco ho visto uomini passeggiare mano nella mano e donne velate sfrecciare in motorino.

Ho imparato a non pensare più “qui non ci arriverebbe mai nessuno”: ogni volta che lo facevo ecco che comparivano davanti ai miei occhi bambini in marcia nel bel mezzo del deserto, diretti a casa, a scuola, dagli amici. In marcia, sempre.

Marocco

Ho scoperto che nei taxi si va minimo in 6 altrimenti non c’è gusto, che il succo d’arancia quasi sostituisce l’acqua, che i marocchini mangiano più dei baresi (un San Nicola perenne fatto di fumi d’arrosto e mandorle dolci) e che i sottoscala di alcuni hotel vanno assolutamente frequentati (ma al momento non aggiungo altro).

Ho trovato il paese dell’argento, quello delle babbucce e quello dei surfisti.

Ho visto galline per strada, galline sulle teste di improbabili predicatori, galline su bilance di folcloristiche macellerie. Galline in ogni dove.

Ho visto porte da calcio improvvisate ovunque, dal deserto alle piazze, con plastica, legno e bottiglie. E sì, c’era sempre qualche bambino che giocava.

Ho visto oceano e montagne passarsi il testimone, in modo così perfetto, da sembrare l’uno la prosecuzione dell’altro. L’oceano ti riempie il cuore, le montagne gli occhi, questa la mia conclusione.

Ho riscoperto la Piazza, il suo essere aggregazione, confusione, centro, vita. Moschee, ovunque. E il richiamo del muezzin, vibrante, carico di storia, speranza e significato. Emozionante.

Ho adorato i barbieri dei villaggi. Buchi di 2 metri per 2, incasinati come pochi, dove pareva essere esplosa una bomba. Strappano un sorriso, questo è certo.

Marocco

E ancora, i suk: dai tappeti alle lampade, dalle spezie all’Argan.

Lungo la strada verso sud, alberi di Argan e di arancio, ulivi e mandorli.

Capre sugli alberi e muli in autostrada.

Porte, tante porte. Un continuo #behindthedoor. Azzurre, viola, alte poco più di 70 cm, imponenti, eleganti o in un legno ormai troppo vissuto, aperte, socchiuse, barricate, incatenate.

Gabbiani. Penso di non averne mai visti così tanti come ad Essaouira.

Muhammad VI, il Re. Troverete la sua foto ovunque, davvero, non chiedetevi il perché ma sappiate che si tratta di un Re amato, stimato e da quanto ho capito anche presenzialista (le inaugurazioni sono tutte sue).

Ocra, il colore perfetto per questo pezzo d’Africa.

La colazione a base di m’semmen e beghrir, il pranzo nella tenda berbera, la grigliata “in famiglia”.

E poi loro, i bambini. Mai come questa volta li ho sentiti così vicini. Vicini in dolcezza, in voglia di conoscere, in curiosità e, a volte, in malinconia.

Marocco

Porto a casa la straordinaria ospitalità di Kalid, il bacio della venditrice di Argan di Taoufrate, Jamal e la sua tormentata storia d’amore con Claudia (Claudia, ti prego, se capiti su questa pagina vai a Tafraout e riprenditelo!), gli occhi dolcissimi dei bambini della scuola di Affella Ighir, i continui Insciallah di Mbark, Ahmed il francofono e il barbiere di Igherm, e poi loro, Nora e Mustapha, quello che cercavo, quello speravo, quello che volevo, quello di cui avevo bisogno.

Ente Nazionale per il Turismo del Marocco
Via Durini, 5 – 20122 Milano
Tel. 02.58303633

www.visitmorocco.com
www.marrakech.travel
info@turismomarocco.it

  1. Il commento è doveroso. Perché in un post sei riuscita a raccontare km, emozioni, risate ed incontri. Perché avere l’onore di avere un rigo tutto per me tra sguardi e teste di mucca (lingua aggiungo io), non ha prezzo. :D Perché è un viaggio che continua ancora a raccontare, dopo settimane.

  2. Dovrei aggiungere: la candelina del mio buon non compleanno, l’insalata con le teste di gambero, l’aggigghio nel ristorante di Tiznit, te abbandonato su un mulo di 300 anni che ritorna in vita giusto per travolgere delle povere donne in preghiera, il nano di Piazza J

  3. (mi è scappato il commento)… dicevo, il nano di Piazza Jemaa el Fna e tutti gli altri, le coppie non vedo, non sento, non parlo di Taroudant, l’amico con l’s moscia e i suo amato Toto Cotugno…. insomma, penso che questo viaggio lo racconteremo per mesi e ce lo ricorderemo a vita! Ora che siamo testati per il viaggio insieme dobbiamo solo decidere la prossima meta ;)

  4. oh Roberta, tesoro mio. Sei una scoperta meravigliosa.
    In poche parole, con un ritmo serrato riesci solo tu a farmi ‘sentire’ davvero il profumo di un viaggio e allo stesso tempo il desiderio di andarci.
    Felice di averti incrociata e di essermi sintonizzata con te, principessa dai capelli rossi (bè di a mamma tua di non piangere mò).
    un abbraccio
    anna

    • Roberta Longo says:

      oh Anna, tesoro mio, principessa dai capelli biondi e dal mestolo d’oro. Sappi che non potevi scrivermi parole migliori, le migliori in assoluto per chi scrive (in generale e di viaggi in particolare) e non sa fare altro :) Grazie, grazie e ancora grazie!

  5. Mariateresa says:

    Fisicamente dietro lo schermo di un pc, ma con la mente e il cuore lì in Marocco. Come fai galoppare tu le mie emozioni parlando di questa terra incredibile, nessuno fino ad ora ci è mai riuscito davvero.
    Sto leggendo tutto, ogni singolo articolo, ogni singola parola. Sei davvero la mia finestra su un mondo per il quale conto i giorni che mi separano dal primo vero incontro, quasi come se avessimo avuto una lunga relazione epistolare e ora stessi solo attendendo il momento di abbracciarlo davvero.
    Un incontro che avrà i segni anche delle emozioni sulla pelle provate da te e che riesci a farmi vivere attraverso i tuoi racconti.

    • Questo incontro profumerà di curry e menta, si colorerà di ocra e avrà la melodia dell’arabo. è esattamente così che lo immagino <3 Grazie per queste parole e tutte le altre, riesci a leggere le righe, tra le righe, sopra le righe, sotto le righe, ovunque.

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