Tafraout

Palmeti, granito rosa, case in terra incastonate sui fianchi di montagne rocciose, pietra, olivi, Argan e mandorli in fiore. 107 km lungo la R104, una delle strade più spettacolari del Marocco che da Tiznit conduce a Tafraout (180 km a sud di Agadir). Decine di km percorsi senza incrociare né una macchina, né un bus; solo un mulo e un pastore vestito di blu con una decina di pecore. Tutto intorno il silenzio.

Tafraout

Le sesta tappa del mio viaggio in Marocco mi porta a Tafraout. Si raggiungono i 1000 metri e una vallata circondata da enormi montagne granitiche. La parola spettacolare può rendere l’idea? No. Una foto? Neanche. Benvenuti a Tafraout. O forse a Bedrock, perché sì, appena entrati in città si ha la netta sensazione di essere arrivati nel paese dei Flintstones.

Questo è il regno delle babouches, ve ne accorgerete passeggiando nel suk: mille misure, mille colori. È anche il regno degli arachidi zuccherati. E infine, è il regno della tranquillità. Una panchina nella piazzetta centrale e una busta di arachidi per capire che la vita è una cosa davvero semplice. Tutto è lento, di quella lentezza che ti bracca e che ti fa passare dal sorseggiare un tè ad aspettare il tramonto seduta su un enorme roccia di granito rosa, nulla di più. A Tafraout mi sono quasi vergognata del ‘non volermi muovere’, di non desiderare di fare null’altro che non fosse stare seduta a guardare, parlare, sorridere. Il tutto da ferma. Siamo in un altro Marocco, quello che non urla, non corre, non mercanteggia e che alle 21 è già a letto. Quello in cui la diffidenza iniziale lascia il posto ad un’ospitalità che definire sincera è troppo riduttivo.

Tafraout

Avevo letto da qualche parte “al tramonto tutto si colora di rosa”. Non avevo assolutamente idea di quanto potesse piacermi il colore delle principesse fin quando non ho visto per la prima volta il tramonto di Tafraout. Il rosa delle montagne si riflette su ogni muro, su ogni pietra, su ogni casa rossa, ocra e arancio della città colorando e accendendo ogni singola particella di luce. Ho sempre ritenuto inutile “raccontare” i tramonti, quindi mi fermo qui. Posso però consigliarvi la posizione ideale… il punto più alto dell’hotel Les Amandiers o, ancora meglio, una delle rocce che circondano lo stesso hotel. Scalatele, scegliete la più comoda e godetevi lo spettacolo (se volete improvvisare un aperitivo poco marocchino sappiate che il bar dell’hotel vende birra locale).

Tafraout

Ad onor del vero, a Tafraout ho mangiato la migliore zuppa marocchina (harira) e la migliore Tagine del mio viaggio in Marocco. Segnatevi questo nome: Le Marrakech, 128 Rue Ennahda. Pochi tavoli, 4/5 su un balconcino affacciato sulla strada, gli altri all’interno tra mattonelle e tovaglie celesti. Sembra quasi che i pochi turisti che arrivano fin qui si diano appuntamento in questo ristorante spartano e senza camerieri; forse sono richiamati l’uno dall’altro, forse si fanno ispirare dalla gentilezza del suo padrone di casa, certo è che per chi si ferma a Tafraout per più di due giorni questa diventa una sorta di seconda casa. Con all’incirca 6 euro avrete una zuppa, una tagine o un couscous e un dessert (i marocchini per dessert intendono anche frutta, tè alla menta, caffè e succo d’arancia). Dal balconcino avrete dritta davanti a voi la “testa del leone” scolpita nella parete sud della catena montuosa Jebel El Kest Group (perfetta per il climbing), di cui ne è diventata simbolo.

Tafraout

Tafraout si inserisce nella Almen Valley. La strada che la percorre per 11 km devia verso caratteristiche kasbah e ksour; tra questi Oumesnat, il villaggio che ospita La Maisone Traditionelle, originale casa berbera nascosta tra le montagne (ingresso 10 Dirham, poco meno di un euro, più offerta per la guida).

A 20 km da Tafraout un piccolo angolo di Paradiso, la Vallee d’Ait Mansour. La parola Paradiso non è usata a caso quando arrivi in un palmeto così isolato da sembrare fuori dal mondo. Una gola percorsa da canali d’acqua limpidissima e una vegetazione così viva da farti dimenticare per un attimo di essere a pochissimi km dal deserto; il silenzio di questo Paradiso terrestre è interrotto solo dal richiamo alla preghiera. Un luogo magico.

Molti conoscono questa zona per le Painte Rocks, le famose “rocce blu” dell’artista francese Jean Vérame. Siamo a qualche km a sud del piccolo villaggio Ageid Oulad, nel punto in cui con 19 tonnellate di vernice 12 enormi rocce di granito sono state tinte di blu. In uno scenario così incontaminato, tale da farti pensare che l’uomo non può arrivare ovunque, è talmente invasiva da infastidire. Questo il mio modesto parere. Evitabile.

Tafraout

Il periodo migliore per visitare Tafraout e questa parte di Marocco è sicuramente la primavera, meglio se nelle prime settimane di febbraio durante la fioritura e la festa dei mandorli in fiore. Per info consultare il sito dell’Ente Nazionale per il Turismo del Marocco.

  1. Grazie per questo risveglio questa mattina catapultato in una delle tappe più belle del nostro viaggio in Marocco. Un posto che non aveva altro da offrire se non se stesso con i mille volti, le mille storie..
    :D Come dimenticare i baci della venditrice dell’olio d’argan, le teste di mucca, le punizioni di Imbark per vedere la Valle e la comodità quasi regale del letto più soffice della storia… Miss it so much..

    • Roberta Longo says:

      Noi, versione teen di Maria de Filippi con la storia d’amore di Jamal e della ricchissima Claudia, gli arachidi zuccherati più dolci e colorati della storia, i giovani compagni in hotel e sempre, sempre nel cuore le punizioni di Imbark… torniamo immediatamente laggiù <3

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