Prima foto sfocata dell’anno, a Cipro, la nazione che ha restituito dignità al prezzemolo. Sono passati 30 giorni, ma nonostante ciò i miei incubi peggiori sono ancora infestati dai fantasmi del kebab al prezzemolo, dell’insalata di prezzemolo e del pork chop con contorno di prezzemolo. Lasciate ogni speranza voi che entrate, lo troverete ovunque. Ovunque.

Ovviamente sono in aeroporto, questa volta a Palermo. In questo 2016, iniziato in una vineria cipriota sulle note di My Heart Will Go On cantata da una filippina ubriaca, ho deciso di dare una svolta. Grazie alla generosità di Spotify e ai due mesi premium a 0,99 cent. sono riuscita ad unire tale Frank Diago, l’uomo delle versioni gipsy, a nientepopodimeno che Ludwig Van Beethoven. Scritto per intero, giusto per dare l’idea di quanto sia ingombrante una playlist con Ludwig Van Beethoven.
Oggi, alla prima delle mie 5 ore in aeroporto, voglio ricordare Ludwig per questa frase: Eternamente tuo. Eternamente mia. Eternamente uno dell’altro. Se chiudi con queste parole una lettera d’amore hai vinto, non ce n’è per nessun altro. Esistono pochi ma buoni uomini che aspirano solo alla felicità coniugale, a una casa piena di fiori e merletti, bambini e conigli: Beethoven era uno di questi, ma niente, alle menti geniali non sono concesse famiglie felici e torte di mele, ma solo sesso, amanti e donne d’altri. L’essermi imbattuta nella sua Lettera all’amata immortale mi ha ricordato quanto stimi gli uomini appartenenti alla categoria meno lucida del pianeta: gli innamorati dell’amore. In assoluto la mia preferita.

No, la parentesi al Ronchi non mi era bastata. Il destino mi ha premiato con una nuova serata karaoke. Riassumerla sarebbe impossibile: c’era Lynn, la 70enne londinese ubriaca espatriata a Cipro; c’erano i giovani serbi da un metro e 80 in piena tempesta ormonale da ‘filippine alte un metro e 10 ma campionesse mondiali di twerking”; c’era il modello “ungaro”; c’era il fan cipriota di Toto Cotugno; c’era la filippina regina del karaoke; c’era “Felicidad” di Albano e Romina; c’erano i vini mischiati e i pop corn senza sale; c’è stato il countdown più stronzo di sempre, un inno non ben definito cantato con un gruppo di estranei diventati famiglia in un’ora, baci e abbracci per tutti. Quello che potrebbe succedere alla mia terza serata karaoke non mi fa vivere serena, davvero.

Una delle giornate più illuminanti di gennaio mi ha vista seduta su un tappeto macchiato di caffé con Bregović in sottofondo. Ho parlato del demonio con un’animista senegalese, ho brindato con un bicchiere di Fanta la mia prima frase di senso compiuto in arabo, ho convinto un turco in rotta con il caffé turco ad assaggiare il caffé di touba, mi sono autoinvitata ad un matrimonio gipsy. Riassunto in pochissime parole ho riempito l’anima con tutta quella sacrosanta diversità, la “qualità più universale”. Il ringraziamento più sentito va a George, il mio nuovo bff 5enne arrivato dritto dritto dalla Romania: sei il primo uomo ad avermi regalato un ciondolo a forma di cuore. Il fatto che sia appeso ad un elastico dorato salvabiscotti lo rende assolutamente, incredibilmente, meravigliosamente perfetto. Ricorderò il 27 gennaio come una pausa da un perenne stato di sospensione.

Vorrei avere più tempo per leggere. Alla tenera età di 8 anni vivevo di fissazioni: la prima, temperare ogni santissimo giorno 24 pastelli; la seconda, scrivere sul diario ogni primo giorno del mese i nomi dei libri letti in quello precedente. Aprile 1990: 6 libri, tra cui l’amato Parlare a Vanvera. Suppongo di dover ringraziare mia madre per questo numero. Ad ogni dente caduto ho avuto un libro, ad ogni compleanno ho avuto un libro, ad ogni febbre ho avuto un libro, ad ogni caduta-taglio-punto ho avuto un libro. Insomma, ho avuto libri, sempre e tanti. Amo i libri di seconda mano, amo consumarli quasi fino alla distruzione, sottolinearli, portarli con me anche quando sono certa di non avere tempo di leggere e segnare le pagine con gli scontrini dei miei fantomatici acquisti minchioni da duty free. Amo chi mi regala libri, soprattutto chi si sforza di scegliere quello giusto. In questo momento accanto al mio letto ce ne sono 4: non riesco ad essere lineare neanche quando leggo, questo è certo. La seconda certezza è che uno dei 4 mi è stato regalato; regalare il libro giusto alla prima botta non è da tutti, quindi sì, nel mondo esiste qualcuno oltre mia madre capace di tanto. Terza certezza: in questo momento per raggiungere la pace dei sensi mi servirebbero solo 24 pastelli e un temperamatite. 

Il modo migliore per venirne fuori è sempre buttarsi dentro.
E se lo diceva Robert Frost c’è da fidarsi. Se rientrate a pieno titolo nella categoria ‘sfigatelli’ andate immediatamente a leggere il paragrafo “Vita privata” sulla sua pagina Wikipedia, quello che esordisce con “La vita di Frost fu costellata da innumerevoli tragedie.” Neanche la Farnesina sarebbe riuscita ad esordire meglio. Tragedie a parte, Frost “è il poeta Valium. Leggilo e capirai il senso della parola dolcezza”, parola di un uomo perso nei meandri del Sudan, riapparso su WhatsApp alle 4.20 di un complicato lunedì sera di gennaio. Frost è Valium, confermo.

Un filo spinato e una zona cuscinetto presidiata dai militari dell’ONU a tagliare in due una città, a dividere croci ortodosse e minareti, greci ciprioti e turchi ciprioti, kebab e tzatziki. Divisioni insensate, illogiche e paradossali. Davvero molto molto triste.

cipro-linea-verde

Il freddo è illegale quasi quanto il sesso all’alba. Passare da 23° a -1 nel giro di 4 ore di autobus è più illegale del sesso all’alba dopo 5 Americani e 5 cicchetti di vodka. Andare al caldo per poi ritrovarsi al freddo è più illegale del sesso all’alba di lunedì mattina dopo 5 Americani e 5 cicchetti di vodka. Ovviamente tutto questo è successo a Cipro, tra un break al prezzemolo e una Keo. Volevo ritrattare le parole di dicembre “all’alba non si dovrebbe vivere, non si dovrebbe far sesso e non si dovrebbe mai scrivere”, ma non ce l’ho fatta, perché le 8 del mattino – per non parlare delle 6 – sono l’incontrovertibile prova della presenza del male nel mondo. Elisa, Giuseppe, Piero, perdonatemi.

Facebook ha inventato lavori bellissimi dai nomi stronzissimi. Ha regalato alle masse the JackaL e Calciatori Brutti. Ha donato su un piatto d’argento un luogo in cui andare a insultare pubblicamente Matteo Salvini. Ha dato a tutti la possibilità di scrivere cose più o meno interessanti, più o meno idiote, più o meno pesanti, più o meno da rincoglioniti. Ha ricordato che il suffragio universale forse forse andrebbe un attimo rivisto. Ma soprattutto, ha il grande merito di aver impennato il numero di cornuti nel mondo. Il mio pensiero in merito è molto semplice: se proprio decidi di approdare nel fantastico universo dei traditori 2.0 esci da quella chat e fattela una trombata, pollacchione.

Quanto erano belli i tempi in cui vivevamo dei tumulti interiori di Claudia Koll e Claudio Bisio. La crisi, il profumo di mughetto e sbeeeem, vita nuova e felicità a palate. Oggi, di fronte alle crisi mistiche e ai tormenti di quell’universo confuso e rumoroso abitato da quella strana gente chiamata blogger, mi tocca ammettere ciò che mai avrei pensato: Claudia, Claudio, mi mancate. Il mio consiglio: uscite, prendete aria, giocate a ramino, anche alla campana se volete sentirvi un po’ vintage. Se non vi va di scrivere non scrivete, se non vi va di rispondere ai suggerimenti pagina di esimi sconosciuti non rispondete, se non vi va di comprare palate di follower non comprateli, se le markette vi destabilizzano non fatele, se volete pagare un hacker per far esplodere il blog di chi vi sta sui maroni pagatelo e magari fate girare anche un po’ l’economia, insomma, più fatti meno pipponi. E ricordatevi, se un giorno vi andrà di fare quello di cui vi siete lamentati nel post X fatelo senza riserve: la gente ha la memoria corta, siamo salvi.

Ed ecco la canzone del mese. Ho pensato bene se chiudere con “you’re my dream come true”, ma alla fine la risposta è stata “perché no?” Ereditato della collezione di mio padre, il vinile dei miei amati Platters sta rivivendo una seconda inaspettata giovinezza. Godetevela e pensate che l’alternativa sarebbe stata Abbronzatissima di Edoardo Vianello.

  1. Ormai sono lettrice abituale della rubrica.
    Potrei scriverti uno sproloquio qui sotto, ma mi limito a 3 – soli 3 – punti.
    1. Ronchi, ci vuole un altro karaoke dedicato alla leggerezza e alla coglionagine tra blogger e simili. Decisamente!
    2. Longo, anche io scrivevo i libri letti ogni mese. E credevo di non essere normale. Ok, ora so che siamo in 2.
    3. Ci vogliono più post ad cazzum in questo mondo!!!! E con questa passo e chiudo.

    Aspettando il prossimo karaoke, m’accontento anche di focaccia e Peroni al Chiringuito.

    • Vitulli i tuoi commenti mi riempiono di gioia per 3 motivi:
      1. Tu sei Paola e io sono Chiara, questo ormai è un dato di fatto
      2. La normalità è la tomba della felicità, quindi meglio pazze in 2 che normali in 20mila
      3. Ricevere l’invito per una birra mi riempie sempre il cuore di gioia, lo sai
      Un giorno vivrò alle spalle di un ricco possidente e potrò scrivere pensieri ad cazzum tutto il santo giorno, lo giuro! Nel frattempo birra sia, ho saputo che sei tornata dal Sudafrica con un presente per la sottoscritta… voci dicono sia un tenero, tenerissimo pinguinoooooo yyyyyeeeee *-* *-*

  2. Non so come funziona nell’universo delle blogger, ma come posso invitarti a cena senza sembrare un “minchione, sfigatello, pollacchione”? Stupenda, fossi in te ne scriverei uno al giorno di questi post. L’invito è serio, dalle Marche è un salto.

    • Caro Luca, nell’universo delle blogger non lo so, ma nell’universo delle rosse quasi trentatreenni basta la promessa di un ottimo vino e un antipasto a base di ciauscolo! La minchiaggine però è alla base di tutto, senza quella niente cena :D Grazie mille e se passi da Bari birra pagata!

  3. Ti basti sapere che ho appena zittito mio marito dicendogli “sono nel bel mezzo dei pensieri ad cazzum di gennaio”.
    In fondo si tratta di una volta al mese! :)

  4. Incredibile……. per la prima volta non ho nulla da dire e ridire non ci posso credere. Mi hai zittito con i Platters, un colpo basso devo ammetterlo! Principessa sono un uomo innamorato dell’amore e tu sei una donna innamorata degli uomini innamorati dell’amore, siamo anime gemelle, concediti per un lungo e triste matrimonio o per una breve e felice mattinata di sesso all’alba, scegli tu e io arrivo da dusseldorf in meno di 10 ore. Se vuoi un consiglio scegli la seconda….. ti saluto anche questo mese giovane donna irrequieta

  5. Mi sa che mi ero persa questo Pensieri ad cazzum, mea culpa!
    Sul “più fatti meno pipponi” è partito l’applauso. Pazza numero 3 all’appello: ogni volta che finivo un libro mi annotavo su un quadernino titolo, autore e facevo addirittura una sorta di recensione, malattia. Comunque cuoricioni per Parlare a Vanvera.

    • Chiara tu non mi deludi mai, davvero! Sei la prima che conosco con all’attivo la lettura di Parlare a Vanvera *-* Ecco, sei la concreta dimostrazione del “più fatti e meno pipponi” ahahahahaahahahahah :D Grazie mille, ma proprio tanto!

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