Questa sono io. Oggi. Molto diversa da quella di qualche anno fa, molto simile a quello che sarò tra qualche anno. Almeno spero. Sono quella che ha sostituito il rumore con il silenzio, quella del telefono senza suoneria, quella dei pochi pochi ma buoni piuttosto che dei tanti tanti ma inutili. Quella che non rincorre, non sgomita e non si affanna. Che perde i treni piuttosto che correre.
C’è chi la chiama maturità, chi saggezza, chi vecchiaia. Io lo chiamo buon vivere. Quello che ossigena, che parte dalla testa e arriva in ogni cellula del corpo. Oggi, più che mai, sto bene così: seduta su uno scoglio, in una cala deserta, con una birra in mano. Un tempo non troppo lontano reggevo porte, prima ancora fissavo gradini bianchi, ora, è arrivato inesorabilmente il turno del mare.

Cammino. “La vita è un viaggio da fare a piedi” diceva Chatwin. Non in auto, non in aereo, non in moto o in traghetto. A piedi. I più illustri pensatori sono stati grandi camminatori. Cammina chi alla meta preferisce il tragitto, chi cerca la scoperta nelle piccole cose, chi respira libertà. Camminano i curiosi, gli indipendenti, gli appassionati. Cammino.

Tre passi e già sono ad est
il sud, l’ovest
tre passi, credo siano molto, mi pare.

Un passo alla volta, uno dopo l’altro, uno dietro l’altro. Mi giro spesso, guardo le impronte.
Una storta, una dritta. Continuo, all’infinito. E all’infinito una dritta e una storta, una dritta e una storta, una dritta e una storta. Mi fermo. Penso. Dallo storto nasce il dritto. Continuo a sbandare, sempre più convinta che sia giusto così.

La supremazia della P. Prima Porto, poi Parigi. Poetica la prima, posata la seconda.
Ora sogno Porto Rico. P, eccola di nuova. Poveri voi che mi leggete, a volte lo penso davvero. Poveri inizia con la P. Pace.

Parigi-Montmartre

Chi mangia da solo si strozza in solitudine.
Il mio proverbio arabo preferito.

Le donne dei pesci: chi le ama le segue. Semplicemente perché portano felicità. E un po’ di sana schizofrenia divisa tra amore e odio, felicità e malinconia, ispirazione totale ed encefalo piatto. Le donne dei pesci sono perfette, quindi pretendono perfezione. Hanno sempre ragione e lasciano il torto a chi non ha avuto la fortuna di nascere tra il 20 febbraio e il 20 marzo. Se avete una madre del segno dei pesci siete fortunati. Se avete un’amica del segno dei pesci siete fortunatissimi. Se avete una fidanzata del segno dei pesci, San Gennaro è lì che vi aspetta con un carico di ceri da accendere. Portategli anche oro, incenso e mirra. Nulla è mai abbastanza per una donna del segno dei pesci.

Placarsi, voce del verbo placare.
Parola sconosciuta, assente dal vocabolario, senso astratto e incompreso. Meglio dirompere che placare. Meglio il caos cosmico della calma piatta. Subbuglio-ordine: 1-0. Poi arriva l’Oceano. Onde, raffiche di vento. Ma alla fine, all’improvviso, è calma. Calma piatta.
Placare: parola sconosciuta, senso astratto e incompreso, assente dal vocabolario. Da aggiungere. Prima o poi.

portogallo-porto-oceano

Bianco o nero. Le vie di mezzo ancora non le capisco.

Qualche anno fa sognavo di rinascere maddalenina. Oggi sogno di rinascere valleditrina. La primavera pugliese è semplicemente commovente.

fioritura-Puglia-magnolia

Non mi ero mai davvero concentrata sui commenti Facebook lasciati in coda ad articoli più o meno interessanti, più o meno inutili, più o meno populisti di un tot di testate giornalistiche. Sondaggi ad cazzum + giornalisti plasmati per aizzare le masse = mostruoso connubio degenerante nella follia. Democratica follia, come democratico è il mezzo utilizzato. Ecco, è in questi casi che penso e ripenso a quanto sia giusto dare voce alla massa. A chi considera legittimi i campi di prigionia ceceni, giusto per fare un esempio a caso. Ma non serve andare così lontano. A Bari le masse si scaldano per 4 palme e 2 panchine, figuriamoci. C’è chi un giorno è architetto, un altro grafico, uno ancora medico e poi allenatore. Al mondo esiste chi ha sempre qualcosa da dire. Sempre, nel male e nel male. Qualcuno mi illumini sull’onniscienza, perché personalmente spesso non ho niente da dire, niente da aggiungere, niente di intelligente da condividere con orde di sconosciuti virtuali. Niente. Nelle ultime settimane ho avuto chiara l’immagine del “lanciare un agnello in pasto a un branco di lupi affamati”. Quello che nel caso specifico non sono riuscita a cogliere è: affamati di cosa? Onniscienti o sputasentenze? Tuttologi del tutto o tuttologi del nulla? Una risposta, triste quasi quanto la realtà, l’avrei.

Domani è 15 aprile. Auguri Gianclaudietto, goditela alla grande.

“Novità del 2017: il pezzo di chiusura lo scegliete voi. Un po’ per allargare i miei orizzonti musicali, un po’ per premiare chi arriva fino alla fine, un po’ per avere un pensiero in meno.” Bugiaaaaaaaaaaaa. O meglio, non questo mese. Paolo Nutini è il fidanzato che tutte vorremmo: bello, dannato, un po’ scozzese un po’ italiano. Un po’ whisky un po’ Chianti. Insomma, mi sono imbattuta in Nutini che canta Don’t let me down dei Beatles ed è stato amore, di nuovo. Voglio chiudere così, per una volta, senza nessun motivo particolare.

p.s. ogni singola parola di questo post è dedicato “a chi non è tutti”.  

  1. Torno a leggere un post di un blog dopo mesi. Iniziare da questo è davvero una scelta giusta. Meglio pochi ed utili che tanti e inutili.
    Mi piace questo stile Mi piace il ritmo. Mi piacciono le immagini.
    Da P a P. Sempre.

    • Da compagno di merende a critico letterario, sei una continua scoperta darling! Per il bene del tuo io “lettore” cercherò di regalarti sempre questo ritmo… da P a P, sempre!

  2. Massimiliano says:

    Ciao Roberta,
    non trovi che il mondo sia meraviglioso quando lo si osserva senza l’ansia di dover disegnare nuove mappe o confini, per se stessi e per gli altri? No, queste cose lasciamole fare ai tuttologi, giusto? Fanno arrabbiare, lo so, ma c’è un piccolo segreto per renderli persino divertenti. Prova ad immaginarli un po’ come quegli uomini che sbagliano strada e non lo vogliono ammettere. Anzi, quanto più sottolinei i loro errori, tanto più mentono pur di difendersi. Perché fa paura ammettere di essersi smarriti, un po’ come tutti.

    Pensandoci, mia madre guida ancora benissimo. Anzi, è sempre stata la più brava della famiglia. Sarà che è del segno dei Pesci? Non credo, ma è divertente pensarlo. Ad essere sinceri, non ho il minimo senso dell’orientamento. Neppure a piedi. Neppure quando rimango fermo all’idea di me stesso. Quella, però, cambia da sola, come l’ora legale sul pc: è solo questione di tempo. Ed è un bene scoprirsi diversi, prima o poi.

    Eppure, anche se dell’altro da noi non abbiamo che un’immagine, anche se di noi stessi non possiamo che avere un’immagine, è legittimo chiedersi se dare o meno la propria storia in pasto ad un branco di lupi affamati. È innanzitutto una questione spaziale: una pagina web può essere davvero luogo d’incontro? L’atonalità dei messaggi di testo, la quasi totale impossibilità di conoscere l’interlocutore, l’avere ciascuno la propria sensibilità, la promiscuità: ecco cosa porta allo scontro, soprattutto sui social, che sono strutturati in modo da far leva sull’emotività e sull’immediatezza, non certo sul desiderio di approfondire e ragionare. Tutto ciò senza menzionare l’analfabetismo funzionale ed il sempre più diffuso e permanente stato di malessere dovuto al sovraccarico cognitivo: ogni giorno assorbiamo troppe immagini, troppi suoni, troppe informazioni! Davvero sicura che siano i lupi i veri cattivi della storia? E se ci fosse qualcuno che ha interesse a lasciarli nella condizione di bestie? E un po’ lupo sono anche io, ma non dirlo al mio gatto, che è già fifone di suo.

    Certo, un blog è un luogo un po’ più protetto in quanto possono essere posti dei limiti alla possibilità di pubblicare commenti, ma in quel chiedersi se dare o meno la propria storia in pasto a dei lupi affamati vedo il riflesso di una domanda che mi sono posto tante volte: ha senso raccontarsi agli altri? È che, nel male e nel male, non riuscirei a vivere se pensassi di non avere più nulla da raccontare, seppure nella consapevolezza che nessuna storia è più meritevole di altre di essere scritta o letta. Ad essere sincero, anche l’idea di placarmi mi terrorizza non poco, sicura di volerlo davvero?

    Ad maiora, ops, ad cazzum semper!
    Massimiliano

    P.S. Oddio, quanto ho scritto. E pensare che volevo solo dirti che Paolo Nutini non è il mio fidanzato ideale!

    • Massimiliano devo dirtelo, hai vinto il premio commento dell’anno 2017, e immagina, siamo ancora ad aprile! Cercherò ti sintetizzare il mio pensiero circa le tue osservazioni: i tuttologi? Naaaaaa, neanche sforzandomi riesco a trovarli divertenti!Tua madre guida benissimo perché le donne dei pesci fanno tutto benissimo, si sa, e guarda un po’, anch’io non so cosa significhi la parola “orientamento”. Perdersi sempre, è questo il segreto del successo. I cattivi delle storie siamo un po’ tutti, alcuni lupi però sono sdentati e tu, secondo me, appartieni a questa razza buona. Ha senso raccontarsi agli altri, anche nel male e nel male, anche si perde il filo del tutto. Alla fine, il filo si ritrova e a volte basta questo per placarsi. Nutini? E vabbe, lascialo a me va! Caro Massimiliano, torna più spesso da queste parti, è stato davvero bello leggerti!

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