milano

Io e Milano. Sinceramente, non ho ancora capito quanto andiamo d’accordo.

Tanto all’alba, da sempre. Quasi una vita fa è stata ‘casa’ per qualche mese: il trauma della sveglia alle 6 per 90 giorni di fila riusciva ad essere superato per un paio di minuti solo alle 6.30, spazzolino in una mano e dentifricio nell’altra, davanti alla finestra del bagno. All’epoca non fotografavo albe, tramonti e piatti di pasta, mi incantavo e pensavo che tutto quell’arancione misto al rosa doveva essere semplicemente dichiarato patrimonio dell’umanità. Mi incanto ancora, il pensiero è sempre quello, ma la foto ci scappa.

Milan sunrise

Poco all’ora di pranzo. Sarà stato il passaggio dalla pasta al forno al take away dell’Esselunga, il dover far rientrare tutto – caffè incluso – nei 30 minuti di pausa e, peggio di tutto, mangiare in piedi. Spesso, molto spesso. Out.

Pochissimo di sera. Chi vive da sempre in una città senza metropolitana, non andrà mai d’accordo con la metro a partire dalle ore 23. Milano meglio di Roma, ma sinceramente, 3/4 dei miei slanci mondani all’epoca si sono infranti contro l’ansia da metro in notturna. Bòn.

Tantissimo per le cene e i pranzi della domenica. Hai voglia di un pranzo toscano? Lo puoi avere. Di un vietnamita? Anche. Di un veg? Sì. Di hummus e falafel? Sì. Di un bruch stile Upper East Side? Sì. Sì, sì sì, insomma. E ogni volta che ci penso impazzisco, io, che a Bari non ho più neanche un indiano.

Ecco dove vi porterei a cena: 3 consigli

Ultimamente sono capitata a Milano molto spesso, apparizioni lampo fatte di pochi pranzi e tante cene.
L’indimenticabile: Trattoria Sabbioneta. Il fatto che di qui sia passato anche il mio amato Malgioglio gioca chiaramente a suo favore. Datemi l’atmosfera da trattoria, una tovaglia di carta bianca e rossa, un menù milanese con prezzi pugliesi, e sì, sarò molto felice. In cucina Ivan, col suo carico di baffi e tatuaggi che dicono chiaramente “Harley Davidson”; in realtà, un po’ tutto quello che ci circonda parla di Harley, a partire da quella di Ivan parcheggiata all’ingresso. Ai tavoli – tra gli altri – Rita, compagna/moglie/non so che del nostro amato chef. Ci siamo parlate per 4 minuti, sotto la pioggia, tra una sua sigaretta e una mia pausa bagno: 4 minuti in cui i nostri discorsi sono passati dal tempo all’amore, con massime che ricorderò fino alla fine dei miei giorni. I piatti? Bhè, i miei tortelli erano buoni e anche abbondanti, la giusta quantità da “piatto di casa”. Consiglio: prenotate.
Via Alessandro Tadino 32

Non solo Lesso. Qui dovete andarci se avete voglia di cucina piemontese, di una buona cotoletta alla milanese (finalmente ne ho assaggiata una) ma, soprattutto, di un sacrosanto bollito. Cito testualmente Wikipedia: “il bollito è un secondo piatto costituito da vari tagli di carne che vengono fatti bollire a lungo e poi serviti insieme molto caldi, con l’aggiunta delle verdure bollite insieme alla carne”. Tagli che troverete: lingua, testina, biancostato, cappello del prete, guancia, pesce, cotechino, coda, gallina, giaretta. Ve li ho messi qui, tutti belli in ordine, così nel caso non foste molto propensi alla testina piuttosto che alla coda potrete depennarli dall’ordinazione. Vi sto evitando un colpo al cuore – quello che ho avuto scoprendo che “sì, c’era la lingua” – e la frase madre di tutte le frasi “se ti è piaciuto tutto vuol dire che ti piace anche la lingua”. Amen, sono viva ma traumatizzata. Buone le salse d’accompagnamento, su tutte quella piacentina. Una porzione è enorme, sfama abbondantemente due persone, quindi il consiglio è: una in due. Il proprietario ha una di quelle faccine simpatiche che ti fa pensare “quasi quasi me lo porto a casa”, il fatto che si sia bevuto con me un amaro a cicchetto l’ha reso l’assoluto vincitore della giornata.
Via Broggi 13

Stazione Centrale, il non luogo di Milano. E in questo non luogo magari capita pure di doverci pranzare/cenare in attesa di un treno verso casa o lontano da casa. La svolta è arrivata esattamente un anno fa e si chiama Bistrot Milano Centrale. Amo Milano perché riesce a dare nomi fighi a qualsiasi cosa, in questo caso “open market urbano”. Parliamone. Io vi dico solo che è tanto tanto accogliente, che ogni cosa commestibile è all’insegna della stagionalità e del km 0, che il locale – ricavato nella vecchia sala d’attesa per i passeggeri della terza classe – è stato arredato con materiali di recupero ecocompatibili e riciclati. Applauso alle poltrone di inizio ‘900 rivestite con sacchi di juta del caffè e ai miei amati muffin al cioccolato. Un’oasi di felicità, consigliato.

Bistrot Milano Centrale

+1

Siamo partiti dall’alba per arrivare alla notte, con una parentesi dedicata a chi dal Duomo ci passa tanto spesso quanto me ed è sempre alla ricerca di un appartamento a Milano tanto carino e accogliente da sentire un po’ casa. Su Wimdu troverete esattamente questo e dei prezzi molto molto democratici.

Il cibo c’è e l’alba è una certezza. Non mi sembra affatto poco.

[Foto d’apertura presa da Shutterstock]

 

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