Words

Giorno 22.

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Qualsiasi evento storico, per quanto nefasto possa essere, è sempre posto su di una via che porta al positivo, ha sempre un significato costruttivo.

A dirlo era Sant’Agostino, definito “uno dei più grandi geni dell’umanità in assoluto” ed è proprio quel “in assoluto” che mi porta a credergli. Quale sia questo significato lo scopriremo. Nel frattempo, ho deciso di concentrarmi sulla parola “costruttivo”.

Parole che costruiscono e parole che riempiono

I taccuini di Rumiz, la fraterna memoria di Edi Rama, l’audacia di Baricco, il tempo per l’amore di Michael Stipe.

Il potere delle parole è concreto, reale, tangibile. Sembrano prendere forma, acquisire una precisa identità, materializzarsi e diventare necessità. Non più solo strumento d’informazione, di riflessione, di conforto, ma molto di più. Se ne sente un vitale bisogno. Come l’acqua, come l’aria.

Le parole possono costruire. Quelle appena citate lo hanno fatto benissimo.

Ma le parole possono anche implodere.

Sono implose tutte quelle utilizzate per riempire il vuoto. Un vuoto.
Nessun valore, alcuna bellezza.

Vuoto che strizza l’occhio all’oblio e all’umana paura di essere dimenticati, ancora più amplificata al tempo dei social. E si vede. Si legge.

L’oblio è più temuto della vita sospesa a tempo indeterminato.
In bilico, sul ciglio del baratro, le parole diventano un’arma a doppio taglio: possono salvarti o spingerti giù.

Costruire non riempire, è tutta qui la differenza.

Allegoria del buon Governo

È l’affresco di Ambrogio Lorenzetti, conservato nel Palazzo Pubblico di Siena. Occupa un’intera parete così come, alla sua sinistra e alla sua destra, Gli effetti del buon governo e Gli effetti del cattivo governo. Un ciclo di affreschi tanto complesso nella realizzazione, quanto immediato nel messaggio.

L’occhio, circondato, quasi involontariamente scivola su una donna vestita di bianco adagiata su un grande cuscino damascato: la Pace. Arma di costruzione di massa, punto di partenza e traguardo di qualsiasi buon Governo.

Quando la bufera sarà passata starà ad ognuno di noi cercarla, chiederla, pretenderla.

Ambrogio_Lorenzetti_Allegoria_del_Buon_Governo

Appunti dalla quarantena

Ventiduesimo giorno di quarantena. Nella Smorfia il numero 22 è il matto, nella simbologia cabalistica indica, invece, l’universo. Direi che oggi nessuno dei due si sbaglia.

Le empanadas ci hanno riportato a quel tavolo affacciato sull’Iglesia de San Francisco di Salta. Con una lacrima.

Sì, siamo tra quelli che panificano ad ogni ora del giorno e della notte. Oggi proviamo con il pane, domani pizze, sabato pizza di rape.

Aspetto le puntate di Homeland con la stessa impazienza con la quale aspetto di vedere un orizzonte al tramonto.

Dal lunedì al venerdì tutto ok. Il sabato nì. La domenica no.

L’empatia può essere benedizione e maledizione allo stesso tempo.

Jo Squillo sei l’unica ad aver capito come far funzionare una diretta Instagram. Prenoto un privè e un posto nel direttivo del tuo movimento di liberazione.

Pechino Express è una boccata d’aria fresca. Enzo Miccio pure. La Cina ancora di più.

L’intimità delle quattro mura ci sta mettendo platealmente a nudo; oggi, più che mai, siamo quello che decidiamo di condividere su Facebook, Instagram, ovunque. Ci stiamo conoscendo meglio o, forse, abbiamo iniziato a conoscerci davvero proprio ora. E tutto ciò provocherà una svolta, una sorta di selezione naturale che travolgerà il mondo virtuale. Un “tu sì” “tu no” che avrà il merito di ricordarci quanto sia necessario essere persone prima ancora che personaggi.

C’è troppo di tutto.

La metafora della guerra applicata al Corona virus non mi piace.

Spero nel reset, desidero un mondo nuovo. Ma anche un balcone per respirare e vivere il sole.

Cose che mi fanno sperare nel reset: le preghiere in prima serata Mediaset, le fake news, Facebook tra le mani di Bruno Vespa, i pieni poteri a Orban.

reset world

Quando torneremo a viaggiare?

Chissà quando torneremo a viaggiare. È un pensiero tanto banale quanto irrilevante, ma il viaggio ha sempre scandito il flusso naturale del mio vivere. Gli analytics di Google sono impietosi: analizzo gli accesi al sito delle ultime settimane, ovvero, i più bassi di sempre, e capisco quanto pesante possa essere il lockdown per il comparto turistico.

Ancora più inconsciamente impietosa è stata la ricerca di un utente arrivato sul mio sito digitando su Google: “viaggiare tra un anno”. Un anno. In quel momento il tempo si è fatto concreto, ha messo da parte la sua astratta aura fatta di tic toc, è diventato umano e mi ha fatto paura.

Imparare a vivere

Ricordo di aver pensato che non m’importava di morire – prima o poi doveva succedere – ma ancora non ero pronto, e morire adesso sarebbe stato uno spreco visto che ci avevo messo tanto a imparare a vivere.

Imparare a vivere: ruoto da giorni intorno a queste parole. Divoro le pagine di Un punto di approdo di Hisham Matar, nell’inconscia speranza di trovare una risposta, una strada, un’intuizione che mi aiuti a capire come, come si impara a vivere? Non ho ancora una risposta e non so se Hisham Matar vorrà darmela.

A parte tutto, si conferma un autore da Pulitzer, uno di quelli a cui sento di voler bene. Il suo modo di raccontare Siena mi ha ricordato come scrivere.

Siena_strade

La strategia del cavallo con i paraocchi

In questo momento tante cose, più o meno oggettivamente, possono essere definite “fuori luogo” e la definizione di un piano editoriale mediamente decente è diventata un’impresa titanica. Lo so, lo sappiamo tutti. Quella che non riesco a mandar giù, però, è la strategia del cavallo con i paraocchi: fare finta che tutto ciò non ci stia toccando, andare avanti con newsletter promozionali o stories decontestualizzate.

State perdendo una grande occasione, quella di ascoltare gli utenti, siano clienti o follower. Anteporre le persone ai numeri può essere, in questo momento, una bella vittoria. Prendetevi cura di chi vi ha dato fiducia, oggi e sempre.

Raggiungiamo Gloria

Gloria si riconferma la donna giusta al momento giusto con la canzone giusta. Alzate il volume.

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